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venerdì 13 marzo 2015

Il Kamut che fa bene all’intestino....

Il kamut piace sempre più. Sempre più si parla non solo del particolare sapore (i biscotti sembrano più friabili e gli impasti un po’ più “ruvidi”) ma anche degli effetti che tale farina potrebbe – se consumata regolarmente – avere sulla salute. In particolare sono molto recenti i risultati di tre importanti studi scientifici condotti da un team di ricercatori dell’Università di Firenze, in collaborazione con l’Azienda Ospedaliero-Universitaria Careggi di Firenze. Da evidenziare gli effetti positivi di una dieta a base di questo grano antico rispetto a una dieta a base di grano moderno sul rischio cardiovascolare e sui sintomi della sindrome del colon irritabile.
I risultati sono chiari: consumare regolarmente prodotti a base di grano khorasan Kamut riduce i fattori di rischio cardiovascolare come il colesterolo totale (- 4 per cento), il colesterolo LDL (- 7.8 per cento) e la glicemia (- 4 per cento). Gli stessi marcatori di rischio hanno subito un significativo miglioramento. Benefici poi anche nel caso della sindrome del colon irritabile: i risultati hanno mostrato che miglioravano i sintomi come l’intensità e la frequenza del dolore addominale, il gonfiore, la stanchezza, la distensione addominale e la qualità della vita. Risultati che invece non si sono avuti con i prodotti a base di grano moderno.
“Anche se molto lavoro rimane ancora da fare – dice Anne Whittaker, Dipartimento di Scienze Produzioni Agroalimentari e dell’Ambiente dell’Università degli Studi di Firenze -, i risultati degli studi umani sono estremamente promettenti e forniscono validi dati scientifici a supporto dei benefici ampiamenti acclamati del grano Khorasan Kamut”
E non basta. Perché del kamut è bene sapere almeno una decina di cose.
Conosciuto da tutti come kamut, in realtà si chiama grano khorasan ed è l’antenato del grano moderno. Messo da parte, dimenticato per secoli, ora sta vivendo un nuovo momento di gloria grazie alle sue caratteristiche spiccatamente bio.
Il grano khorasan Kamut è antico: è originario della zona della Mezzaluna fertile. Verso la fine della seconda guerra mondiale un pilota americano, Earl Dedman, se lo portò a casa, nel Montana, ed iniziò a coltivarlo da sé. Con Bob Quinn la svolta: nel 1964 vide ad una fiera locale questo “nuovo” tipo di grano. Con il padre iniziò a coltivarlo nella sua fattoria biologica. Negli anni ’90 registrarono il marchio: il grano khorosan è diventato per tutti kamut.
Non solo da Canada e Nord America: in Abruzzo, Basilicata e Campania si coltiva il Triticum Polonicum o grano Saragolla che è una varietà di kamut seppure non registrato.
Il grano kamut non ha subito le selezioni del grano moderno, non ha partecipato cioè alla “rivoluzione verde” che ha reso il grano più produttivo e più resistente alle aggressioni esterne. Il kamut khorosan – tutelato da kamut international – invece è rimasto come quello originale: puro, unico e autentico, come previsto da un rigido disciplinare che ne tutela la produzione secondo le regole dell’agricoltura biologica.
Questo antico cereale ha un contenuto proteico e minerale mediamente elevato. In particolare è ricco di selenio, zinco e magnesio. Rispetto al grano comune ha maggior quantità di potassio e magnesio.
Una ricerca del 2011 ha dimostrato che il pane preparato con il kamut contiene quantità di selenio dieci volte superiori rispetto a quello preparato col grano di frumento integrale. Maggiore anche il contenuto di caratenoidi. Da aggiungere anche l’elevata presenza di vitamina E: 30 per cento in più rispetto alla farina di frumento.
L’elevata presenza di selenio nella farina di kamut la rende un alimento importante in chiave anti invecchiamento. Addirittura bastano 2 o 3 porzioni al giorno di un alimento a base di kamut per il raggiungimento della razione giornaliera raccomandata di selenio, oligoelemento che agisce sulla riduzione della formazione dei radicali liberi.
Uno studio pubblicato sul British Journal of Nutrition ha dimostrato che una dieta a base di prodotti fatti con grano khorosan kamut aumenta l’attività antinfiammatoria nel corpo rispetto a una dieta a base di frumento moderno. In particolare secondo lo studio, dopo il consumo di prodotti a base di gran antico, i pazienti hanno sperimentato un significativo miglioramento nella portata e nella gravità dei sintomi legati all’intestino irritabile (gonfiori, dolori addominali).
Il kamut è un cereale che contiene glutine e come tale è sconsigliato alle persone affette da celiachia. Secondo uno studio in via di pubblicazione può essere invece consumato da chi ha una sensibilità al glutine.
Il consumo regolare, come dimostra uno studio dell’Università di Firenze, ha importanti effetti sulla riduzione dei rischi cardiovascolari. Migliorano anche i marcatori di rischio.

Curcuma, la spezia giallo oro......

Ormai è certo: la curcuma, la famosa spezia orientale giallo oro, non può proprio mancare nella dispensa. Perché gli studi scientifici che provano i suoi miracolosi effetti nella cura e nella prevenzione di molti disturbi non si contano più. Non è un semplice insaporitore di cibi: contiene curcumina che, oltre a dare alla spezia il colore giallo, è stata oggetto di tantissime ricerche. Da queste è emerso che ha una potente azione antiossidante e antinfiammatoria (addirittura paragonabile, secondo alcuni studi, a quella del cortisone). Non è tutto: una recente ricerca dell’Università di Louisville, pubblicato sulla rivista Cancer prevention research, ha dimostrato che è in grado di inibire la riproduzione delle cellule tumorali nella mammella. Dunque la curcuma è stata collegata anche a una serie di benefici per la salute, compresa la riduzione del danno dell’infiammazione e dell’ossidazione in grado di produrre malattie croniche tra cui il diabete, le malattie cardiache e il cancro, promuovere una sana perdita di grasso; promuovere la salute del fegato, e ridurre il rischio di malattie cardiache.....